
Mission
Come psicoterapeuta mi occupo di aiutare le persone a comprendere se stesse, le proprie dinamiche interiori e i meccanismi alla base dei propri sintomi e della propria sofferenza, stimolando in loro un processo di cambiamento e di guarigione.
Come coach e consulente mi pongo l’obiettivo di tirar fuori dalle persone e dai gruppi il meglio di loro stessi, aiutandoli a superare i blocchi e andare al di là dei loro schemi mentali limitanti.
Come persona, il mio scopo in questa vita è quello di essere un mezzo, un tramite per chiunque voglia entrare in contatto con il proprio Sé più autentico, manifestandone la sua vera natura e tutte le sue potenzialità.
Il mio approccio
L’idea alla base del mio approccio è quella “sartoriale”, dell’abito cucito addosso al cliente o, se vogliamo, della scarpa giusta per il piede giusto. In tal senso credo nell’unicità della persona e nella specificità delle esigenze del cliente che ho di fronte.
Concettualmente, mi rifaccio a una visione dell’essere umano come entità olistica multidimensionale, che integra un aspetto fisico, psichico e spirituale.
Allo stesso modo, nel caso il cliente sia un’azienda o un gruppo, lo immagino come un “organismo” il cui funzionamento dipende dalla coesione e sincronicità delle persone che lo animano.
Operativamente, mi trovo in sintonia col filone della “psicologia positiva” di M. Seligman, che non si focalizza sul problema e sulle emozioni negative da eliminare ma sulle risorse positive e sulle potenzialità che consentono al cliente di costruire attivamente il proprio benessere, tendere verso il raggiungimento dei propri obiettivi e la piena realizzazione di sé.
La domanda iniziale
Perché sto così male? Perché in certe situazioni reagisco sempre allo stesso modo e ripeto gli stessi errori? Perché m’innamoro sempre delle persone sbagliate? Cosa voglio davvero? Qual è il senso della mia vita? Posso cambiare certi atteggiamenti e certi aspetti del mio carattere? È possibile uscire da una dipendenza? Come faccio a liberarmi dall’ansia e recuperare la serenità? Posso guarire? Possiamo migliorare il senso d’appartenenza a un gruppo e lavorare in modo più efficace? Perché non riusciamo a comunicare e a capirci tra di noi e finiamo sempre per entrare in conflitto? Vorrei migliorare la mia performance e ritrovare la giusta motivazione, è possibile?
Questi gli interrogativi che i clienti più spesso mi pongono e ai quali provo a dare risposta assieme a loro, aiutandoli a comprendere il loro problema attuale alla luce del passato e dei meccanismi disfunzionali che lo sostengono, per poi progettare un cambiamento per il futuro.
Analizzare il passato
Sono convinto che le cause di ogni forma di disturbo, di malfunzionamento, di disagio e di sofferenza psicologica siano da ricercare nella nostra storia, in ciò che abbiamo vissuto, nella cultura che ci ha permeati e nell’educazione che abbiamo ricevuto, che ci ha portati ad essere ciò che siamo oggi, plasmando e cristallizzando il nostro modo di pensare, i nostri atteggiamenti mentali e le nostre convinzioni. Al punto tale che spesso ci ritroviamo a vivere una vita che non è nostra, basata su valori e cose che non ci appartengono, intrappolati in schemi mentali che ci fanno sentire prigionieri di noi stessi e dei nostri errori, delle nostre reazioni e delle circostanze esterne.
Comprendere il presente
Analizzare il passato è fondamentale per comprendere il presente: il sintomo, il malfunzionamento e la sofferenza psicologica vogliono comunicarci che c’è qualcosa di noi che non stiamo vivendo, qualche aspetto che non sta più funzionando in noi stessi e nella nostra vita o, nel caso di un gruppo o di un’azienda, qualche blocco che ostacola il normale fluire dei processi; ciò significa che è giunto il momento di cambiare.
A tale scopo cerco di stimolare un percorso d’introspezione, d’auto-riflessione e d’auto-consapevolezza, che aiuti le persone a comprendere le radici dei loro problemi e i blocchi psicologici che gli impediscono di raggiungere i propri obiettivi e migliorare la loro vita.
Promuovere il cambiamento
La comprensione di sé rappresenta la base su cui poter avviare un processo di cambiamento, che porterà la persona, il gruppo o l’organizzazione a riprendere in mano le redini e la responsabilità di se stessa e della propria vita, modificando il proprio modo di pensare e liberandosi dai blocchi, dalle inutili zavorre e dai condizionamenti del passato.
Quali strumenti utilizzo?
Al bisogno, integro nella mia pratica lavorativa strumenti e metodologie acquisiti ed affinati nel tempo grazie al mio percorso formativo ed esperienziale.
Tuttavia, poiché ritengo che ogni strumento sia solo un mezzo e non un fine, è mia abitudine pensarlo, tararlo e utilizzarlo sulla base dei bisogni, degli obiettivi e delle peculiarità del cliente, nonché del contesto specifico in cui ci troviamo a lavorare.
I principali strumenti e metodologie che utilizzo sono: i giochi relazionali e di ruolo, il problem-solving, il brainstorming, la ricerca-azione, le affermazioni, le tecniche di rilassamento, di meditazione e di visualizzazione mentale.
Giochi relazionali e di ruolo
I giochi relazionali sono una categoria molto ampia di strumenti utilizzati in ambito formativo. Si differenziano per la struttura, la finalità e il contenuto trattato ma hanno come elemento comune l’interazione tra le persone. In base alla modalità di svolgimento ci sono giochi di gruppo e giochi di coppia; abbiamo poi i cosiddetti giochi di riscaldamento, giochi sulla fiducia e sulla collaborazione, giochi espressivi e giochi introspettivi, giochi sulle abilità relazionali e comunicative ecc..
E poi ci sono i giochi di ruolo, in cui attraverso la simulazione di una situazione lavorativa reale, si permette ai partecipanti di sperimentarsi in un certo tipo di attività o di ruolo, consentendo un apprendimento “sul campo”.
Il problem-solving
E’ un processo cognitivo utilizzato per analizzare e risolvere una situazione problema particolarmente complessa per la quale non è possibile l’applicazione di procedure già note ma è necessario trovare una soluzione mai raggiunta prima, inaspettata, inedita.
La procedura di problem-solving prevede 5 fasi:
- approccio al problema, comprensione delle varie componenti del problema;
- valutazione di cosa si ha bisogno, dei tempi previsti e degli strumenti utili;
- pianificazione della soluzione sulla base dei dati e delle conoscenze in nostro possesso;
- monitoraggio del processo di soluzione e di eventuali cambiamenti o aiuti di cui si ha bisogno;
- valutazione della risoluzione del problema: i tempi calcolati erano giusti? E’ stata adottata la giusta prospettiva? Dove sono stati fatti errori? Come si può migliorare?
Il brainstorming
Il termine brainstorming letteralmente “tempesta cerebrale” ma più propriamente “tempesta di parole”, è una tecnica molto utilizzata in ambito formativo per trovare soluzioni creative a problemi che non beneficiano del processo di problem-solving. Esso consiste nell’associare le prime parole che vengono in mente pensando ad una parola o frase stimolo. In pratica viene sfruttata la libera associazione di idee, stimolando ogni persona del gruppo a far emergere in modo creativo quante più idee diverse e possibili in vista della soluzione di un problema.
Le uniche regole a cui attenersi nel brainstorming sono: nessuna critica alle idee degli altri; tutte le idee e tutti i capovolgimenti di idea sono benvenuti; la quantità prima di tutto; alla fine del brainstorming si va a valutare la bontà di ogni singola idea, perfezionandola.
La ricerca-azione
La ricerca-azione è un modello d’intervento e di risoluzione dei problemi basato su un processo di costruzione della conoscenza, che prevede la partecipazione e il coinvolgimento dei soggetti interessati in qualità di “esperti” del problema.
La tendenza dominante, soprattutto nel mondo della consulenza aziendale, è invece quella per cui, di fronte ad un problema da risolvere, ci si aggancia a una teoria di riferimento e si applica una prassi operativa già sperimentata in passato in altri contesti simili. Seguendo questo approccio top-down si finisce però per calare dall’alto una soluzione preconfezionata, con tutte le difficoltà, i malumori e le idiosincrasie del caso.
La ricerca-azione, invece, procede dal basso verso l’alto (bottom-up); si parte cioè da un aspetto problematico concreto e lo si analizza per giungere a costruire una teoria che lo spieghi alla luce di quello specifico contesto. Una teoria che però non resta fine a se stessa, ma ci permette di identificare i cambiamenti necessari e le decisioni da adottare per provare a dare soluzione al problema.
Le tecniche di rilassamento psicofisico
Nelle tecniche di rilassamento, il terapeuta, attraverso delle semplici frasi, o induzioni verbali, stimola nel cliente un progressivo e sempre più profondo rilassamento psico-fisico (mente-corpo) a cui corrisponde una maggior attivazione del sistema parasimpatico (quella parte del sistema nervoso autonomo che determina un abbassamento dei parametri fisiologici come battito del cuore, pressione sanguigna, reattività neuroendocrina, motilità gastrointestinale ecc.) che fa sperimentare una sensazione di beneficio immediato. Si parla, in questo caso, di tecniche di rilassamento autogeno perché lo stato di rilassamento si genera spontaneamente nel cliente per il semplice fatto di ascoltare le induzioni del terapeuta. Il cliente, inoltre, con l’esercizio, impara a praticare la tecnica anche da solo, applicandola su se stesso. Una delle tecniche di rilassamento più conosciute è il Training Autogeno di J. H. Schultz.
Le affermazioni. Tecniche di ristrutturazione cognitiva
Cosa sono le affermazioni? Sono semplicemente dei pensieri, delle frasi, che tutti noi, più o meno consapevolmente ci ripetiamo sotto forma di dialogo interiore. Esse esprimono le nostre convinzioni più profonde su noi stessi e sulla vita; in tal senso sono un po’ come degli “ordini”, delle indicazioni operative che continuamente diamo al nostro subconscio e che, senza rendercene conto, condizionano il nostro stato di salute e le nostre circostanze esterne.
Attraverso una riformulazione delle affermazioni e una corretta gestione dei pensieri è quindi possibile riprogrammare il nostro subconscio nella direzione desiderata.
La meditazione e la visualizzazione mentale: le tecniche immaginative.
La meditazione e le visualizzazioni sono invece delle tecniche immaginative attraverso le quali si stimola la creazione o l’evocazione di immagini mentali a cui è collegata una forte componente emotiva positiva, che produce un effetto “terapeutico”.
In virtù della loro componente emotiva, le immagini mentali sono infatti ancor più potenti dei pensieri nel determinare ciò che ci accade. Esse hanno un impatto immediato su di noi e sul nostro stato d’animo; basti pensare al fatto che ricordare una certa esperienza del passato è sufficiente a scatenare in noi le stesse reazioni emotive che abbiamo sperimentato in quell’occasione.
Le tecniche di meditazione ci consentono anche di avere una panoramica più chiara su noi stessi e sulla nostra vita, entrando in contatto con una dimensione spirituale e creativa che va al di là dei limiti del corpo fisico e sperimentando un senso d’appartenenza, d’unità e di collegamento con tutto ciò che ci circonda.
Cosa sono le affermazioni? Sono semplicemente dei pensieri, delle frasi, che tutti noi, più o meno consapevolmente ci ripetiamo sotto forma di dialogo interiore. Esse esprimono le nostre convinzioni più profonde su noi stessi e sulla vita; in tal senso sono un po’ come degli “ordini”, delle indicazioni operative che continuamente diamo al nostro subconscio e che, senza rendercene conto, condizionano il nostro stato di salute e le nostre circostanze esterne.
Attraverso una riformulazione delle affermazioni e una corretta gestione dei pensieri è quindi possibile riprogrammare il nostro subconscio nella direzione desiderata.
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Scopo del mio lavoro è promuovere la comprensione di sé, dei propri sintomi e delle proprie dinamiche interiori, sostenendo la persona in un processo di cambiamento che l’aiuti a riscoprire le proprie potenzialità interiori, recuperare il benessere psico-fisico, migliorare se stessa, la propria vita e il rapporto con gli altri; psicologo pistoia; coaching pistoia; psicoterapia pistoia; psicologo prato; psicoterapeuta prato; coach pistoia; coach prato; tecniche di rilassamento prato; mental coach; mental coach;terapia di coppia pistoia;psicologo pistoia; coaching pistoia; psicoterapia pistoia; psicologo prato; psicoterapeuta prato; coach pistoia; coach prato; tecniche di rilassamento prato; terapia di coppia pistoia;psicologo pistoia; coaching pistoia; psicoterapia pistoia; psicologo prato; psicoterapeuta prato; coach pistoia; coach prato; tecniche di rilassamento prato; terapia di coppia pistoia;psicologo pistoia; coaching pistoia; psicoterapia pistoia; psicologo prato; psicoterapeuta prato; coach pistoia; coach prato; tecniche di rilassamento prato; terapia di coppia pistoia;psicologo pistoia; coaching pistoia; psicoterapia pistoia; psicologo prato; psicoterapeuta prato; coach pistoia; coach prato; tecniche di rilassamento prato; terapia di coppia pistoia;mental coach;mental coach; mental coach firenze;mental coach;psicologo pistoia; coaching pistoia; psicoterapia pistoia; psicologo prato; psicoterapeuta prato; coach pistoia; coach prato; tecniche di rilassamento prato; terapia di coppia pistoia;mental coach;mental coach; mental coach;psicologo pistoia; coaching pistoia; psicoterapia pistoia; psicologo prato; psicoterapeuta prato; coach pistoia; coach prato; tecniche di rilassamento prato; terapia di coppia pistoia;mental coach;mental coach; mental coach