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Nello sport, come nella vita, è importante provare sempre a migliorarsi e dare il meglio di sé. Per questo è necessario allenarsi in ciò che facciamo. L’allenamento permette di perfezionare un comportamento o un’attività attraverso l’esercizio e la ripetizione, così da poterlo fare sempre meglio e con il minor dispendio possibile di energia. L’allenamento è la chiave dell’eccellenza, in qualsiasi campo e qualsiasi sia l’attività in cui vogliamo cimentarci.
Lo sa bene lo sportivo professionista, che si allena duramente per ore tutti i giorni per migliorare il suo gesto atletico. Quel che spesso non si sa o non si prende abbastanza in considerazione sono invece i fattori e le variabili psicologiche che influenzano il rendimento fisico e la prestazione atletica dello sportivo. Tra questi, un ruolo di primaria importanza spetta alle immagini mentali, ciò che l’atleta immagina e si dice rispetto alla sua prestazione.
Immaginazione e realtà del gesto sportivo
La mente, ciò che pensiamo e immaginiamo, influenza il corpo e ne condiziona il funzionamento attraverso tutta una serie di reazioni biochimiche che modificano i principali parametri fisiologici (pressione e frequenza cardiaca, temperatura, produzione ormonale, tensione muscolare ecc.) determinando, nel tempo, vere e proprie alterazioni organiche a carico dei vari organi e apparati.
La mente virtuale: i neuroni specchio
Attraverso lo studio del cervello si è scoperto che quando immaginiamo qualcosa i nostri neuroni si attivano e si comportano allo stesso modo di quando quella cosa la facciamo davvero. Il principio è quello per cui immaginare una certa cosa è un po’ come farla nella realtà: il nostro corpo si attiva come se davvero stessimo facendo quella cosa e si predispone a farla proprio così come l’abbiamo immaginata nella nostra mente.
Non solo. Negli anni ’90 del secolo scorso si è scoperto che anche vedere qualcun’altro mentre compie un’azione attiva nell’osservatore gli stessi percorsi neuronali di chi l’azione la sta compiendo davvero. La portata di queste scoperte è notevole.
Per quel che riguarda la psicologia dello sport ci basta sapere che con l’allenamento ideomotorio è possibile aiutare l’atleta a sfruttare al massimo le sue potenzialità, migliorando il suo rendimento fisico e la sua prestazione.
L’allenamento ideomotorio in pratica
Con l’allenamento ideomotorio si induce nell’atleta uno stato di rilassamento e gli si fanno visualizzare mentalmente delle immagini, alle quali vengono associate delle sensazioni fisiche o psicologiche che hanno un effetto positivo sulla prestazione sportiva.
Il passo successivo è quello di aiutare l’atleta a riattivare autonomamente tali sensazioni positive quando ne ha più bisogno, magari proprio durante la gara stessa. Un po’ come quando riascoltare una canzone è sufficiente a farci rivivere le stesse emozioni e suscitare lo stato d’animo di quando l’abbiamo ascoltata la prima volta.
I tre livelli dell’allenamento ideomotorio
Attraverso l’allenamento mentale è possibile intervenire a tre diversi livelli:
- migliorare e perfezionare l’esecuzione del gesto atletico, aiutando l’atleta a imprimere e rinforzare nella sua mente immagini di forza, potenza, facilità e perfezione relativamente all’esecuzione del gesto atletico;
- ridurre l’effetto negativo della fatica sulla prestazione sportiva. Attraverso le immagini mentali si allena l’atleta a percepire meno l’effetto della fatica, sfruttando una riserva di energia che può essere attivata proprio nel momento in cui ce n’è più bisogno;
- promuovere un corretto approccio emotivo alla gara. Si cerca di allenare l’atleta ad affrontare la gara con il giusto grado di tensione e di concentrazione, inducendo delle sensazioni positive rispetto a se stesso, alla sua performance al contesto esterno in cui si svolge la gara. L’allenamento ideomotorio può quindi essere uno strumento prezioso per migliorare la prestazione sportiva. Non sostituisce l’allenamento fisico, ma lo integra e lo potenzia aiutando l’atleta a dare il massimo delle sue capacità e gestire al meglio la sua dimensione emotiva.