Chi ha sperimentato un attacco di panico conosce bene il senso d’angoscia, la paura imminente di morire o d’impazzire e la perdita di controllo su di sé e sulle proprie sensazioni. In pochissimi, interminabili istanti, la persona vive un totale stravolgimento della realtà. Tutto, attorno e dentro di sé, sembra sfocarsi e confondersi, in un’escalation che appare incontrollabile. Trascorso il momento di crisi acuta, la persona si sente esaurita, fisicamente e psichicamente.
La paura di un nuovo attacco di panico (ansia anticipatoria) porta la persona a chiudersi in un progressivo isolamento, evitando i contesti pubblici, le occasioni di socializzazione e, ovviamente, i contesti simili a quello in cui l’attacco di panico si è verificato la prima volta. Naturalmente, più è intensa la paura e la tendenza all’evitamento, maggiore è la probabilità che l’attacco di panico si ripresenti. Sappiamo infatti che aver paura di qualcosa rafforza la paura stessa e aumenta la probabilità che si manifesti proprio quella cosa che più temiamo. In tal senso siamo noi che, spesso senza rendercene conto, creiamo e alimentiamo i nostri stessi fantasmi.
I sintomi fisici dell’attacco di panico sono:
- Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia
- Sudorazione improvvisa
- Tremore
- Sensazione di soffocamento
- Dolore al petto
- Nausea
- Paura di morire o d’impazzire
- Brividi o vampate di calore
- Sensazioni di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento.
- Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio).
- Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi).
Come nasce l’attacco di panico?
Tutto inizia con un evento traumatico scatenante, un’esperienza negativa che scatena in noi intense reazioni psico-fisiche. L’esperienza viene registrata e immagazzinata sotto forma di traccia mnemonica contenente molteplici informazioni che ne descrivono gli aspetti salienti.
Ogniqualvolta la persona incontra uno stimolo esterno che per qualche motivo ricorda l’evento traumatico vissuto, la traccia immagazzinata in memoria si riattiva automaticamente e la persona rivive nel presente le stesse reazioni psico-fisiche sperimentate in passato. Il nostro cervello, infatti, tende a reagire sempre nella stessa maniera di fronte a tutti gli stimoli che per qualche aspetto si assomigliano, indipendentemente dal significato che assumono per la persona.
Pur essendo utile in termini di sopravvivenza, questo meccanismo può diventare un problema poiché la persona inizia a percepire ovunque dei pericoli dai quali doversi difendersi.
In questo modo l’ansia diventa un sottofondo continuo, che scandisce e accompagna lo scorrere del tempo, rendendo la persona sempre più vulnerabile e suscettibile agli attacchi di panico.
Sconfiggere gli attacchi di panico con la mente
Per interrompere l’automatismo dell’attacco di panico è necessario “cancellare” le immagini e pensieri che lo scatenano. La mente, infatti, guida e orienta il funzionamento del cervello. Lavorando sulle immagini mentali e sui pensieri è quindi possibile riprogrammare il cervello, “rieducandolo” a reagire nella direzione desiderata, in maniera funzionale al nostro proprio benessere. Anche nel caso di reazioni così forti e apparentemente incontrollabili come quelle che caratterizzano gli attacchi di panico.