
Tradizionalmente, il concetto di spiritualità è legato all’idea di qualcosa che va al di là del corpo fisico; qualcosa che trascende la materia. In tal senso riguarda la dimensione religiosa, ha a che fare col senso del mistero e del sacro e con un innato bisogno dell’uomo di tendere verso il divino e aspirare ad una conoscenza superiore.
Nel corso dei secoli, tuttavia, l’anelito verso il divino è stato incanalato all’interno di istituzioni ed organizzazioni a carattere religioso, che si sono accaparrate il monopolio della spiritualità, ponendosi come intermediari e come interlocutori privilegiati all’interno di quello che invece dovrebbe essere un rapporto diretto e personalissimo tra l’uomo e Dio.
La strada per l’evoluzione spirituale
Come possiamo recuperare il contatto con la nostra dimensione spirituale? Non esistono metodi o strumenti preconfezionati uguali per tutti. Esistono dei percorsi individuali che hanno come denominatori comuni i concetti di crescita personale e auto-consapevolezza. Cosa s’intende per crescita personale?
Qualcosa di simile allo sbucciare una cipolla, liberandosi prima dagli strati più esterni e superficiali per poi arrivare al nucleo, all’essenza. Gli strati esterni rappresentano i condizionamenti socio-culturali, le abitudini e le convinzioni che abbiamo ereditato dalla famiglia e dagli altri ambienti educativi; tutte quelle sovrastrutture che abbiamo appiccicate addosso e sono alla base dei nostri conflitti interiori e delle nostre difficoltà emotive. Il volano di questo processo di crescita personale si chiama consapevolezza e coincide col fatto che per migliorarsi come persone e liberarsi dai propri condizionamenti è necessario prima rendersene conto.
“L’errore di molti spiritualisti è che non danno una base solida al proprio lavoro. Si lanciano così, senza alcuna preparazione, pensando che sia sufficiente averne il desiderio per far sì che il mondo invisibile si riveli a loro, che gli angeli vengano a servirli e che tutti i poteri piovano nelle loro mani. Eh, no, purtroppo non è così. Il vero spiritualista trascorre venti o trent’anni a prepararsi, e forse un giorno, all’improvviso, otterrà tutto ciò che desidera. Nel campo spirituale la preparazione è lunga. Ma le persone non si preparano e continuano a coltivare, nel loro intimo, pensieri di ogni genere… Certo, di tanto in tanto meditano un po’ – per così dire – e a loro ciò è sufficiente. Sì, forse lo è per loro, ma in realtà non è sufficiente, poiché ci sono condizioni preliminari da soddisfare e, solo dopo aver soddisfatto tali condizioni, il lavoro spirituale darà veri risultati.”
Omraam Mikhaël Aïvanhov
Spiritualità come semplicità
Spiritualità significa semplificare: togliere anziché aggiungere. Per poi scoprire che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già presente dentro di noi. In questo modo arriveremo a comprendere che pur avendo un corpo non siamo il nostro corpo. Siamo un’entità spirituale che va al di là dei limiti del corpo fisico, un concentrato di energia che abita il corpo e che, attraverso di esso, agisce nella materia.
Il corpo è esso stesso un mezzo per l’evoluzione dello Spirito. Tutto questo ci porta ad abbandonare la vecchia visione dualistica della separazione tra mondo materiale e mondo spirituale, abbracciando un nuovo concetto di Unità, in cui tutto ciò che esiste e ci circonda (anche la materia) è una manifestazione dello Spirito. Potremmo anche dire che materia e spirito sono la stessa cosa che si esprime in forme diverse. Come confermano anche recenti studi di fisica quantistica, la materia solida non è altro che una condensazione di energie sottili ed invisibili che appartengono a una dimensione spirituale. Un po’ come il vapore – invisibile e rarefatto – si trasforma in acqua per effetto di un processo di condensazione e l’acqua si trasforma a sua volta in ghiaccio, acquistando consistenza e solidità.
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