
La chimica dei pensieri
La PET è un metodo d’indagine che grazie ad un composto radiotracciante, permette di mappare l’attività cerebrale, visualizzando, sotto forma di immagine tridimensionale, il percorso che un certo pensiero compie all’interno del corpo.
Grazie a questa tecnica sappiamo che ogni pensiero si proietta nel corpo in maniera diversa e lo fa mettendo in moto una cascata di molecole chimiche: i neurotrasmettitori. Queste molecole sono state scoperte negli anni ‘70 e sono dei messaggeri chimici che il cervello utilizza per comunicare con il resto del corpo. Inizialmente si pensava che i neurotrasmettitori fossero prodotti solo dal cervello e che, attraverso i neuroni, comunicassero coi vari organi e ghiandole, sui quali si trovano recettori specifici pronti ad accoglierli. Negli anni ‘80, tuttavia, è stata scoperta la presenza di recettori per i neurotrasmettitori anche nei monociti, cellule del sistema immunitario che circolano nel flusso sanguigno, facendo ipotizzare che i neurotrasmettitori non fossero prodotti solo dal cervello e veicolati agli organi attraverso i neuroni, ma circolassero liberamente in tutto il corpo. Oggi possiamo affermare, basandoci su evidenze scientifiche, che ogni evento mentale, ogni pensiero, ricordo o desiderio viene tradotto dal cervello sotto forma di sostanze chimiche che si diffondono a cascata ovunque nel corpo, in tutto lo spazio interno. Per di più, si è visto che la mente non è confinata nel cervello ma si proietta in tutto il corpo; i nostri organi non si limitano a ricevere i messaggi che arrivano dal cervello ma possono anche emetterli autonomamente; come se anche loro potessero “pensare”, essere felici, tristi o impauriti.
Riassumendo, tutto ciò che accade nella mente lascia una traccia nel corpo e, per riflesso, tutto ciò che accade nel corpo influenza anche la mente; al punto che, secondo la dottoressa Candace Pert, a lungo direttore della sezione di biochimica al N.I.M.H. del Maryland, non è corretto parlare di corpo e di mente come entità separate o separabili, ma di un’unica dimensione, che lei definisce corpomente. Questa affermazione è vera a tal punto che Sir John Eccles, Nobel per la medicina, invitato a relazionare a un convegno sulla parapsicologia disse che per comprendere fenomeni come la telepatia e la psicocinesi bastava osservare il nostro cervello e rendersi conto delle imprese che in ogni momento la mente compie sulla materia. Ma concretamente, come fa un evento mentale a trasformarsi in qualcosa di materiale?
Il salto quantico
Niente di misterioso o di magico: lo stesso meccanismo che entra in azione ogni volta che accendiamo la luce in una stanza! Grazie alle scoperte di Max Planck¹, successivamente riprese da Louis de Broglie sappiamo infatti che la luce, così come qualsiasi altro aspetto della realtà osservabile, ha una duplice natura di onda e di particella; e che pur essendo entrambe presenti contemporaneamente noi possiamo percepirne solo una alla volta.
Generalizzando, possiamo quindi affermare che la realtà non esiste in una forma definita, oggettiva, ma lo diventa solo nel momento in cui la osserviamo. È lo sguardo di chi osserva che fa emergere la realtà così come noi la conosciamo; come se gli atomi che la compongono si trovassero in una posizione indefinita fino a quando il nostro sguardo li “fotografa”, bloccandoli in uno spazio-tempo definito che ce li fa apparire come se fossero sempre stati in quella posizione.
Torniamo all’esempio della luce elettrica. In una stanza buia, finché l’interruttore resta spento la luce esiste sotto forma di onda elettromagnetica – e quindi invisibile – che scorre lungo i cavi; appena premiamo l’interruttore diventa visibile come particella luminosa (fotone). Quel che accade è che un flusso di elettroni che si muove all’interno di un’onda elettromagnetica va a colpire gli elettroni che orbitano attorno ad un atomo di tungsteno (il filo metallico che vediamo all’interno di una lampadina) e questa collisione dà vita ad un fotone (un quantum di luce, come direbbero i fisici) che noi percepiamo come particella visibile.
Lo stesso accade nel nostro corpo: quando formuliamo un pensiero o visualizziamo un’immagine mentale, siamo di fronte a qualcosa di immateriale, che si comporta come un’onda e che successivamente, grazie ad un salto quantico che avviene da qualche parte in uno spazio nascosto al di sotto della coscienza, si trasforma in una particella che ha consistenza materiale, con le caratteristiche chimiche di un neurotrasmettitore. Svelare cosa accade in quello spazio nascosto, qual è il meccanismo che si mette in moto quando premiamo l’”interruttore” significa comprendere uno dei più grandi misteri del nostro cervello.
L’intelligenza nascosta
Nel suo libro “Guarirsi da dentro”, Deepak Chopra riporta la storia di un pompiere sulla quarantina che in piena notte si recò al pronto soccorso dell’ospedale di Boston lamentando dolori acuti al petto, senza che il medico potesse però riscontrare alcuna anomalia nelle sue funzioni cardiache. Tempo dopo l’uomo tornò con gli stessi sintomi e fu visitato dallo stesso Chopra che, ancora una volta, non riscontrò alcuna problematica. La cosa si ripetè ancora, e ogni volta l’uomo arrivava in ospedale convinto di aver avuto un infarto, cosa puntualmente smentita dagli accertamenti medici. Dopo due mesi l’uomo si ripresentò al pronto soccorso con un infarto in corso che gli aveva distrutto il 90% del muscolo cardiaco. “Adesso ci crede dottore che sono malato di cuore?”; furono le ultime parole che disse prima di morire.
Questo episodio mostra tutta la potenza di ciò che accade in quella zona nascosta e di come un pensiero o un evento mentale può arrivare a cambiare la realtà fisica del corpo, al punto da scatenare un attacco cardiaco.
Lo stesso meccanismo però funziona anche in senso opposto. Emblematico il caso di un’altra paziente del dottor Chopra che durante un’operazione per calcoli biliari i medici scoprirono essere malata di tumore al fegato. Il chirurgo la ritenne non operabile e, su richiesta della figlia, fu detto alla paziente che l’intervento era andato bene e i calcoli erano stati rimossi con successo. Dopo otto mesi la paziente si ripresentò per un controllo e il tumore era completamente sparito. La convinzione della donna di avere avuto i calcoli e di essere stata operata con successo era bastata a farla guarire dal cancro. In buona sostanza, non è tanto la malattia di per sé che porta alla morte ma la convinzione che la persona ha al riguardo.
Nel momento stesso in cui pensate “sono sano” o, viceversa, “sono malato”, il vostro pensiero si traduce in un messaggio chimico che entra in comunicazione con 40.000 miliardi di cellule, ognuna delle quali è informata perfettamente su cosa state pensando e partecipa attivamente alla realizzazione del vostro desiderio. La mente ordina e il corpo esegue. La mente, tuttavia, non può creare una particella chimica dal nulla; ma può crearne la configurazione, ordinando agli atomi di ossigeno, azoto, carbonio e idrogeno che sono già presenti nel cervello di aggregarsi in un certo modo a formare una particella. Quello di cui stiamo parlando, quindi, è un know-how, una forma d’intelligenza nascosta, un programma che, dallo spazio vuoto, controlla e dirige la configurazione della materia.
Di solito tendiamo a credere che siano le molecole ad essere intelligenti; in realtà le molecole sono guidate da un’intelligenza nascosta che emerge dallo spazio vuoto tra gli atomi che le compongono. La fisica, infatti, – partendo da Newton fino ad arrivare a John Bell – ci insegna che il vuoto non è vuoto ma pieno di vibrazioni elettromagnetiche che collegano tutti gli elementi presenti nel campo.
Pensiamo ai pianeti; essi ci appaiono come entità separate fluttuanti nello spazio vuoto quando in realtà ruotano attorno al Sole e si mantengono nella sua orbita grazie ad una forza attrattiva di tipo elettromagnetico (la forza di gravità) che li collega gli uni agli altri pur essendo separati e distanti milioni e milioni di chilometri. E poiché ciò che accade a livello del macrocosmo si riflette anche nel microcosmo, possiamo dire che, a livello subatomico, ogni atomo del nostro corpo è interconnesso a tutti gli altri e qualsiasi cambiamento ad un certo livello si ripercuote in tutto lo spazio interno. Ciò che rende possibile questa interconnessione è appunto l’“intelligenza nascosta”, che dallo spazio “vuoto” controlla tutto ciò che accade a livello materiale. Questa intelligenza, che a seconda dei vari ambiti e culture è stata chiamata vibrazione cosmica,, prana, campo quantico unificato, coscienza universale, scintilla divina, Dio ecc., è la stessa che possiamo vedere in azione mettendo una calamita sotto ad un foglio di carta e cospargendo sopra al foglio della limatura di ferro: le particelle metalliche si ordinano a formare un disegno di linee concentriche che rappresenta la mappa delle forze magnetiche in campo. Spostando la calamita si spostano anche le linee formate dalla limatura. L’intelligenza, quindi, definisce la configurazione della materia, dà ordine al caos.
È proprio questa intelligenza nascosta che guida una cellula sanguigna verso la ferita per formare un coagulo; essa sa esattamente dove andare e cosa fare una volta giunta a destinazione. La stessa intelligenza che si mette in moto per rinsaldare un osso rotto, senza che ne siamo consapevoli e senza che facciamo alcunché per attivare questo processo. Un programma innato, insomma, che dirige ogni molecola del corpo con la stessa maestria di un direttore d’orchestra.
Salute e malattia
I concetti fin qui esposti, quello di salto quantico e dell’intelligenza che lo rende possibile, ci offrono lo spunto per sottolineare un aspetto fondamentale: in assenza di interferenze esterne l’intelligenza agisce naturalmente in direzione della salute e tende sempre a ripristinare uno stato di equilibrio, attivando un processo di auto-guarigione. Attraverso la nostra mente, tuttavia, noi interveniamo attivamente in ogni momento a direzionare il flusso di questa intelligenza, orientando le nostre cellule in direzione della salute o creando la base per la malattia. In tal senso la malattia altro non è che una deviazione a livello dell’intelligenza, il risultato di un programma distorto e corrotto che va turbare il nostro equilibrio psicofisico e che viene attivato più o meno consapevolmente dalla nostra mente.
Attraverso ogni scelta che facciamo, attraverso ogni nostro pensiero e convinzione, stiamo decidendo quello che accadrà nel nostro corpo, ordinando all’intelligenza che è attiva in noi di manifestare una certa configurazione della materia.
L’intelligenza plasma la materia ma è direzionata dal pensiero; e siccome ognuno è responsabile dei propri pensieri, significa che ognuno è responsabile anche per il proprio stato di salute.
1. Planck, padre della fisica quantistica, elaborò la sua teoria dei quanti nel 1900. Successivamente, nel 1924 il lavoro di Planck fu ripreso ed ampliato da Louis de Broglie
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Uno degli articoli più belli che io abbia mai letto. Illuminante
Grazie di cuore!