
La motivazione è la spinta interiore alla base di tutto ciò che facciamo o non facciamo. Essa può essere più o meno consapevole e anche più o meno funzionale al nostro benessere e alla nostra realizzazione personale. Per esempio, quando abbiamo fame siamo motivati, coscientemente, a mangiare per soddisfare un nostro bisogno immediato e garantirci, ad un livello più profondo, di cui spesso siamo inconsapevoli, la sopravvivenza e l’accrescimento.
D’altra parte, ci sono comportamenti alimentari francamente patologici determinati da spinte motivazionali non solo inconsce ma anche autodistruttive, in quanto incompatibili con la vita e coi suoi meccanismi biologici.
Datemi una leva e vi solleverò il mondo!
Abbiamo definito la motivazione come uno stato interiore dell’individuo.
Esso può essere attivato da vari tipi di stimoli o “leve”, che possono essere interne o esterne. Trovare dentro di sé gli stimoli per darsi la giusta carica motivazionale è essenziale per raggiungere i propri obiettivi, sia nel lavoro che nella vita privata.
Spesso però, a causa dell’educazione e dei condizionamenti socio-culturali, lasciamo che il nostro comportamento sia guidato da leve motivazionali esterne, quali l’approvazione degli altri e le gratificazioni ricevute. In tal modo sviluppiamo una forma di dipendenza da tali leve motivazionali esterne e perdiamo la capacità di trovare in noi stessi motivi validi per orientare il nostro comportamento nella direzione desiderata. Tutto questo si traduce in una progressiva perdita di fiducia in noi stessi e nella nostra capacità d’autodeterminazione.
Cos’è che alimenta la motivazione?
Pensiamo allo sportivo professionista. Se il suo sforzo – e quindi il suo stato motivazionale interno – è alimentato solo dal voler raggiungere un certo risultato esterno o dal voler superare i suoi avversari (vincere la gara, la medaglia, una somma in denaro) la delusione e la frustrazione che sperimenta in caso di fallimento provocherà il crollo dell’autostima e della fiducia.
Il fuoco che viene da dentro: ritrovare la motivazione
Se invece, pur essendo in competizione con altri, riesce ad ingaggiare una sfida con se stesso ed è fortemente motivato a dare comunque il meglio di sé al di là del risultato raggiunto, uscirà in ogni caso vincitore.
E’ chiaro, infatti, che nessuno può vincere sempre, nemmeno il più grande campione. Ognuno però può impegnarsi a dare sempre il massimo delle sue possibilità.
Un atteggiamento di questo tipo implica una buona dose di consapevolezza di sé e delle proprie possibilità ma anche dei propri limiti. Ma soprattutto, richiede una forte motivazione, alimentata non tanto dal miraggio di obiettivi e risultati esterni quanto invece dalla passione per quel che si sta facendo e dal desiderio di farlo sempre meglio.
Quanto desideriamo davvero cambiare?
Ognuno di noi può raggiungere i propri obiettivi, sia nella vita privata che nel lavoro; dipende solo dalla sua motivazione. Senza motivazione, infatti, non c’è cambiamento.
Chiediamoci, quindi: “Quant’è la mia voglia e il mio desiderio di cambiare o raggiungere un certo obiettivo? Voglio restare legato ai vecchi schemi di pensiero e di comportamento, rivivendo la delusione e l’insoddisfazione che ho già sperimentato in altre occasioni? Voglio sentirmi vittima della vita e delle circostanze? O invece, voglio cambiare, in modo da superare i miei limiti e sentirmi finalmente soddisfatto di me e della mia vita?”
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