
Peccato, peccato che ci lasciamo ingannare dalle parole e non riusciamo ancora a vedere come stanno veramente le cose. Le parole sono dei simboli attraverso i quali possiamo esprimere ciò che pensiamo e condividerlo con gli altri. Talvolta però le parole – e i concetti che rappresentano – si contraddicono nei fatti.
Questo può accadere per malafede, come chi ha la chiara intenzione di manipolare, o semplicemente per mancanza di consapevolezza, quando chi lo fa non si rende conto dei propri condizionamenti, dovuti all’educazione ricevuta, all’ambiente e alle ideologie che lo hanno plasmato.
Immaginiamo, ad esempio, una persona che dice di amarci, di amarci così tanto al punto da dirci che siamo la cosa più importante della sua vita; e immaginiamo anche che questa stessa persona ci impedisca di frequentare i nostri amici o di uscire di casa, magari dicendo che lo fa per il nostro bene e perché ci ama troppo.
Inizialmente, può darsi che ci facciamo abbagliare dalle belle parole, che ci toccano emotivamente nel nostro bisogno di essere amati e sentirci unici per qualcuno. Poi, forse, passato l’effetto “luna di miele”, cominceremo ad aprire gli occhi e a ribellarci all’inganno in cui siamo caduti.
Non possiamo non cogliere ampie similitudini con quanto sta avvenendo a livello nazionale. Una delle parole più frequentemente ripetute a vari livelli istituzionali è “responsabilità”. Ci ripetono continuamente che “questo è il tempo della responsabilità”, riferendosi al fatto che dobbiamo assumere comportamenti responsabili per superare l’emergenza; la cosa, però, è in evidente contraddizione con le condizioni di limitazione in cui ci troviamo a vivere.
La responsabilità, infatti, presuppone la libertà. Ci si può assumere la responsabilità solo di ciò che scegliamo, non di ciò che ci è imposto e rispetto a cui non abbiamo alternative. Senza libertà di scelta non possiamo parlare di responsabilità, ma solo di obbedienza. Obbedienza che è comprensibile quando è un genitore ad esigerla da parte del figlio minorenne; egli infatti, non essendo ancora capace di gestire autonomamente la sua vita non può disporre di un livello di libertà tale da fare autonomamente le sue scelte. L’ordine naturale delle cose prevede quindi che ci sia un’educazione alla responsabilità che va di pari passo con l’acquisizione di nuovi livelli di libertà.
Ciò che stiamo vivendo oggi, invece, è esattamente il contrario: da una parte siamo bombardati da ripetuti appelli alla responsabilità, accompagnati da slogan inneggianti ad un pietoso spirito patriottico e giustificati dalla paura che viene continuamente alimentata in noi, dall’altra veniamo privati della nostra libertà, trattati come bambini incapaci e costretti a giustificarci per cose che invece ci spettano di diritto. Senza parlare del significato del temine responsabilità, oggi inquinato da connotazioni etico-moralistiche che ci spingono a sentirci responsabili solo per gli altri e per la loro salute anziché per noi stessi e per le nostre scelte…un doppio inganno, insomma, poiché anche se avessimo libertà di scelta, dovremmo scegliere usando come riferimento gli altri, non noi stessi e le nostre convinzioni! Tutti principi e modalità che potremmo agevolmente ritrovare in qualsiasi testo di psicopatologia, alla voce “cause dei disturbi mentali”.
Di fronte a tutto questo, da un punto di vista prettamente psicologico, abbiamo due possibilità: accettare passivamente la situazione, continuando a lasciarci ingannare e rimanendo in una sorta di sonno della coscienza, oppure aprire gli occhi su ciò che sta accadendo, in modo da gettare le basi per un cambiamento. Già, perché possiamo cambiare solo ciò di cui ci rendiamo conto, di cui siamo consapevoli. Diventare consapevoli è un po’ come illuminare qualcosa con una nuova luce che, da quel momento in poi, ce la farà percepire in maniera totalmente diversa, modificando anche il nostro atteggiamento nei suoi confronti.
In questo modo non saremo più manipolabili e non ci lasceremo più ingannare da quelle stesse argomentazioni che prima invece ci condizionavano al punto da tenerci in ostaggio e renderci obbedienti e malleabili.
La manipolazione, infatti, funziona solo nella misura in cui siamo noi a dare ad altri il potere di manipolarci. Se invece, con la nostra coscienza, smettiamo di aderire alle idee che ci vogliono vendere e alla versione dei fatti che ci propongono, automaticamente ci tiriamo fuori dalla giostra su cui ci fanno girare e togliamo energia al sistema stesso che alimenta la giostra. Inoltre, proseguendo nella metafora, se tutti decidessimo di scendere da quella giostra, il sistema non avrebbe più burattini da far girare e il gioco stesso non avrebbe più senso.
La consapevolezza, quindi, è lo strumento più potente che abbiamo a disposizione per emanciparci ed uscire dalla sfera d’influenza delle manipolazioni e degli inganni. Non solo. Come esseri umani, oltre a quello di decidere se dare o no il nostro consenso alla versione della realtà che ci viene proposta, abbiamo un potere che non potrà mai essere sopito completamente senza il nostro permesso; il potere di creare, proiettandola sullo schermo della nostra mente, la realtà che desideriamo.
Non più pedine, quindi, ma artefici e padroni del nostro destino.
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