Com’è stata cambiata la narrazione che le persone hanno di se stesse.

Secondo la nostra Costituzione una persona è considerata innocente fino a che non ne sia dimostrata la colpevolezza. Alla presunzione d’innocenza, in un paese democratico, si accompagna la presunzione di salute. A dimostrazione dell’assoluta follia di ciò che stiamo vivendo, oggi si è invertito l’onere della prova e, fino a dimostrazione contraria, siamo considerati tutti dei potenziali malati.
Per andare a lavorare o entrare in un pubblico ufficio dobbiamo quindi dimostrare che non abbiamo la febbre, dichiarare certe cose sul nostro stato di salute e, in talune situazioni, esibire tanto di test negativo. Una presunzione di malattia, insomma.
Ma cosa significa “presunzione di malattia”? Che possiamo fare certe cose e possiamo esercitare certi nostri diritti solo a condizione di poter dimostare che non siamo malati; così come, del resto, già accade in ambito fiscale dove, fino a prova contraria, siamo tutti considerati presunti evasori.
A ben vedere, si tratta di una forma di discriminazione, perpetrata a danno dei cittadini e mascherata da un atteggiamento di tutela della loro salute. Una persona che cammina per strada senza mascherina abbracciata ad un’altra viene così vista con sospetto e redarguita perché potenzialmente pericolosa per la salute altrui. Non tutte le discriminazioni sono uguali, però; coloro che, ad esempio, discriminano le persone sulla base del loro orientamento sessuale vengono messi al rogo come sessisti o omofobi e coloro che invece discriminano le persone sulla base della loro presunta positività al Covid-19 sono considerati cittadini responsabili, filantropi e benefattori dell’umanità.
Fin qui tutto normale, visto che siamo abituati da tempo ad un sistema che utilizza più pesi e più misure e che, attraverso la manipolazione dell’informazione e la pressione moralistica realizzata attraverso il ricorso ad accuse di ismo (razzismo, sessismo, sovranismo, nazionalismo ecc.) – utilizzate per tappare la bocca a chi dissente e nascondere l’assoluta mancanza di idee e di contenuti di chi le promuncia – determina ciò che dovremmo pensare e ciò che dovremmo desiderare. Così come normale è diventato anche l’utilizzo “usa e getta” di certi principi e diritti costituzionali, ora tirati in ballo e ora elusi solo in base alla convenienza del momento.
Stando così le cose e visto che non possiamo cambiare il sistema possiamo solo evitare di cadere nelle sue maglie, costruendoci una diversa narrazione di noi stessi e di ciò che stiamo vivendo. Se ci identifichiamo col ruolo di “malati” che ci hanno attribuito e al quale ci stiamo abituando la nostra percezione sarà di fragilità e di debolezza, e saremo anche più disposti ad accettare cure e trattamenti vari, per guarire – magari pur essendo sani – o comunque, per emanciparci da una condizione di inadeguatezza e sentirci a posto con noi stessi e con la società tutta, in virtù del senso di responsabilità nei confronti degli altri che ci è stato inculcato. Sappiamo, infatti, che il nostro subconscio reagisce alle nostre convinzioni, che spesso derivano dall’esterno e condizionano il nostro comportamento e la nostra vita più di quello che possiamo immaginare, pur presentandosi, ai nostri occhi, sotto forma di messaggi apparentemente innocui. Possiamo mentire a noi stessi ma non al nostro subconscio. E sarebbe bene ce lo ricordassimo…
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