
“L’amore ai tempi del colera” è il titolo di un famoso romanzo di Gabriel Garcia Marquez, in cui si racconta la storia di un amore tra due persone che, a causa di varie vicissitudini, tra cui la guerra e un’epidemia di colera, aspettano 51 anni prima di consumare la loro passione e vivere il loro antico sentimento, sopito ma ancora vivo nonostante il tempo passato.
Oggi non abbiamo il colera ma il coronavirus. Tuttavia, le conseguenze sulla nostra vita sono più o meno le stesse. Le prescrizioni impongono di aumentare la distanza fisica e affettiva nei rapporti sociali, nessuno scambio, nessuno svago o divertimento di gruppo, nessuna manifestazione d’affetto, perché il pericolo è sempre in agguato. Pericolo che peraltro tendiamo ad identificare con le persone che incontriamo, più che col virus. Parola d’ordine, evitamento! Mi chiedo dove ci porterà tutto questo. Sinceramente, faccio fatica a pensare che adottare certe misure possa davvero servire a tutelare la nostra salute e quella degli altri: in primo luogo perché fare o non fare qualcosa per evitare il contagio ha come motivazione di base la paura più che la ricerca e la tutela della salute; e noi sappiamo che la paura inibisce le difese immunitarie e ci indebolisce, anche mentalmente. Come se non bastasse, negli anni ‘50 sono stati fatti degli esperimenti che hanno dimostrato l’insorgere di vari disturbi cognitivi e disturbi dell’umore in persone sottoposte a stati di deprivazione sensoriale e sociale. In secondo luogo, la salute non è la semplice assenza di malattia ma uno stato di benessere psico-fisico e relazionale; ciò significa che un abbraccio, un sorriso, una serata divertente passata a teatro o insieme agli amici hanno un impatto positivo sul nostro stato di salute e stimolano la naturale capacità di difesa del nostro corpo.
Tuttavia, ormai l’ingranaggio della paura sembra essersi innescato. Basta guardarsi attorno e vedere strade, piazze, locali e centri commerciali quasi deserti, con le persone che indossano mascherine; non possiamo fare a meno di pensare che a causa della paura del virus e della paura di morire le persone stiano smettendo anche di vivere.
Ciò premesso, e premesso anche che non possiamo cambiare la situazione esterna, non posso che provare anch’io a dare dei consigli e delle raccomandazioni, che ritengo fondamentali per attraversare questa tempesta senza farsi risucchiare dal gorgo della paura.
Prima di tutto, la paura deve essere accolta, cioè riconosciuta, cercando di comprendere i motivi che l’hanno innescata e le conseguenze che ha su noi. Infatti, non possiamo cambiare ciò che non riconosciamo e non comprendiamo.
Il secondo passo è fare in modo di non lasciarsi contagiare dalla paura. La paura, infatti, deriva dal fatto che entriamo in risonanza con la paura che ci arriva dall’esterno sotto forma di notizie negative ed allarmanti; così facendo ci lasciamo avvolgere da una specie di cappa energetica negativa, che ci rende sempre più vulnerabili e suscettibili ad altra paura. Per questo motivo, è importante imparare a coltivare pensieri positivi o, in alternativa, immaginare di essere protetti e avvolti da una sfera luminosa che ci rende impermeabili alle paure (e anche ai virus) che arrivano dall’esterno. Queste tecniche, il cui principio d’azione è ben conosciuto dalla psiconeuroendocrinoimmunologia (la scienza che studia le interazioni tra i sistemi nervoso centrale, endocrino e immunitario, nonché il loro effetto sul comportamento umano e animale) agiscono secondo la logica per cui ogni nostro pensiero o immagine mentale determina delle corrispondenti trasformazioni nel nostro corpo e nel nostro campo psichico. Naturalmente, è altrettanto importante limitare al minimo indispensabile il contatto con le notizie che ci raggiungono da ogni direzione e provare a distrarre la mente facendo cose che ci piacciono e ci rilassano, come leggere un buon libro, ascoltare della buona musica, dedicare tempo alle passioni e agli hobbies che abbiamo sempre trascurato e, in ultimo ma non meno importante, dedicare del tempo anche a noi stessi, al nostro benessere fisico e mentale. Queste cose, infatti, ci nutrono e ci aiutano a invertire la tendenza negativa dei pensieri, favorendo il rilascio di specifiche molecole che migliorano il nostro umore e stimolano l’azione del sistema immunitario.
L’invito, insomma, è quello di vivere pienamente la nostra vita e non quella che altri vogliono farci vivere, ora più che mai.
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