
Si stanno avvicinando le elezioni e, come sempre, ricomincia il tam tam mediatico in cui politici e politicanti vari si mettono in bella mostra sul palcoscenico, come galli nello stesso pollaio, imbellettati e carichi di buoni auspici e promesse, slogan ideologici e richiami etico-morali: tutto ciò allo scopo di attirare l’attenzione del popolo, seducendolo, ma soprattutto, accaparrarsi quanto più possibile i suoi voti e le sue preferenze.
Devono ottenere qualcosa e per farlo devono promettere qualcosa, qualcosa che quando otterranno quello che vogliono, il sistema non gli permetterà di realizzare anche se davvero lo volessero; perché chi entra in un letamaio non può non impuzzolirsi anche lui. Tanto si potrà sempre dare la colpa ad altri del mancato raggiungimento delle promesse fatte (va a finire sempre così…)… Un po’ come se un corteggiatore, che fa e promette di tutto pur di entrare nelle grazie della donna amata, una volta conquistata e dopo il periodo iniziale di “luna di miele”, attribuisse la responsabilità dei diverbi e del non riuscire a mantenersi all’altezza della sua promessa d’amore agli ex fidanzati della donna. Una cosa folle, direte voi, ma in politica la accettiamo di buon grado…
È da tempi immemori che la farsa delle elezioni politiche si ripete, e può ripetersi solo perché le persone, anche in questo caso da tempi immemori, hanno bisogno di qualcuno che decida per loro cosa devono fare e come lo devono fare, delegando il loro potere ad altri e credendo che questi altri sappiano meglio di loro cosa è giusto per loro stessi. “Ma abbiamo bisogno di una guida e di un riferimento!…altrimenti regnerebbe l’anarchia…del resto succede anche in natura…”, direte voi.
L’etologia, la scienza che studia il comportamento animale, ci insegna che nelle società animali, il capobranco, il leader è colui che viene riconosciuto dagli altri per essere il più forte; non per la forza in sé quanto per il fatto di essere portatore dei geni migliori, che lo mettono in grado di assicurare la sopravvivenza della specie e la migliore capacità d’adattamento all’ambiente. Il capobranco non promette niente, non chiede i voti di nessuno, non aspira al potere in quanto tale; semmai è cercato dagli altri animali che lo riconoscono come leader perché ha la capacità di proteggerli e farli stare bene.
La politica, invece, segue il processo inverso, ovvero il proporsi, il promettere per essere riconosciuti e la sete di potere in quanto tale. Ma soprattutto, non riesce mai a fare il vero bene delle persone così come farebbe un capobranco nel mondo animale. Semmai può dare qualche contentino per acquietare gli animi; in pratica delle elemosine che vanno semplicemente ad accrescere il senso di dipendenza e svilire la stessa dignità delle persone.
Quindi sì, abbiamo bisogno di una guida, ma di una guida che ci indichi la strada e ci esorti a percorrerla, offrendoci un esempio vivido in tal senso; non di qualcuno che ci tiene al guinzaglio e ci tarpa le ali, offrendoci qualche biscottino di tanto in tanto.
E in un mondo ideale dove non esistesse la politica, non avremmo da temere nemmeno il disordine e l’anarchia. In primis perché coloro dotati di vera capacità di leadership emergerebbero naturalmente – come accade in natura – diventando riferimento e guida anche per gli altri. Secondo, il fatto che le persone abbiano la possibilità di riprendere in mano la responsabilità di se stesse e della propria vita produrrebbe un effetto virtuoso di auto-direzionamento e di auto-regolazione; un po’ quello che accade in psicoterapia, dove la guarigione avviene nel momento in cui si passa da una forma di etero-direzione, per la quale la persona delega all’esterno il controllo della propria vita, ad una auto-direzione, con la persona che diventa artefice del proprio destino. Ogni organismo complesso, infatti, tolte le influenze esterne, tende a recuperare una condizione di equilibrio e omeostasi, attraverso un processo di auto-regolazione. La dipendenza verso qualcuno o qualcosa, i condizionamenti esterni e la scarsa autostima, spingono invece la persona a cercare appoggio all’esterno o, altra faccia della medaglia, ad attribuire all’esterno la causa del proprio disagio.
Ecco il vero motivo per cui ci affidiamo così tanto ai politici. La politica, e l’ideologia che la sostiene, colma una nostra mancanza psicologica, un senso di inadeguatezza e d’inferiorità che ci portano a credere di aver bisogno di essere guidati da qualcun altro più capace di noi. Ma voi affidereste la guida della vostra auto a qualcuno che non conoscete solo perché si vanta delle sua abilità alla guida? E se invece lo conosceste e sapeste essere veramente un bravo pilota? Magari lo fareste, un po’ per comodo un po’ per il fascino che potrebbe esercitare su di voi. Ma, fondamentalmente sarebbe comunque un errore, sapete perché? Perché non solo l’auto è la vostra ma soprattutto il viaggio è vostro, unico e irripetibile. Sarebbe come far vivere la vostra vita a qualcun altro o dargli talmente tanto potere da renderlo padrone di decidere per voi dove andare, come andare e con chi andare. Sarebbe comunque una perdita di libertà, perché non sareste più voi al comando della vostra vita!
Ritengo quindi la politica, per come oggi è strutturata, un bisogno indotto e non reale, uno strumento di controllo e di condizionamento teso a perpetrare un sistema in cui la massa deve essere il più possibile soggiogata dal punto di vista della libera possibilità di pensiero e della consapevolezza del proprio potere. Come dire; andiamo avanti con forza perché se il sistema cade, le persone potrebbero accorgersi che non hanno più bisogno di noi e che addirittura non l’hanno nemmeno mai avuto!
Riporto, a tal proposito, una citazione di Giulio Andreotti, per la verità etichettata da alcuni blog come fake news, ma che, indipendentemente da questo, rappresenta pienamente il mio pensiero: “Voi pensate che noi politici, il giorno delle elezioni ci mettiamo incollati davanti al televisore, come fate voi, per vedere chi vince e chi perde? A noi, non ce ne frega nulla, tanto il potere è uno solo. A noi interessano solo i dati di quanti non vanno a votare, quante schede bianche e quante annullate. Perché se il non voto arriva al 60%, per noi è finita! Significherebbe che il popolo ha sfiduciato tutto il sistema politico. I giudici non sarebbero più sotto scacco e farebbero immediatamente i processi per davvero. E finiremmo tutti in galera! Ma per fortuna nostra, voi questo non lo sapete e continuate a ripetere le frasette che vi mettiamo in bocca, come: se non vai a votare ti rimetti alla volontà degli altri che ci vanno”. E rideva di gusto. La persona gli rispose: “Scusi, ma chi glielo garantisce che, quando esco di qua, non racconto ciò che lei mi ha appena detto”? E Andreotti: “Lo faccia, lo faccia pure! La prenderanno per scemo“!
La conclusione che possiamo trarre, quindi, è che il vero cambiamento si avrà solo quando le persone la smetteranno di stare al gioco, abbandonando l’ingenua idea che basti cambiare le carte in tavola per cambiare il risultato finale.
illusione della politica; illusione della politica;illusione della politica; illusione della politica;illusione della politica; illusione della politica
Lascia un commento