Cos’è lo stress? Come si manifesta? E’ vero che può causare veri e propri disturbi psicosomatici? Possiamo evitare di subirne gli effetti negativi? Lo stress è la normale risposta dell’organismo agli stimoli e alle sollecitazioni a cui è sottoposto. È lo stress, ad esempio, che ci fa reagire prontamente di fronte ad un pericolo esterno, mettendoci nella condizione o di fuggire o di affrontarlo. Questa funzione di allarme è particolarmente importante in termini di adattamento e di sopravvivenza, soprattutto se viviamo in una foresta e rischiamo di incontrare quotidianamente delle belve feroci che ci vogliono assalire.
Ma lo stress agisce anche come spinta all’auto-realizzazione e all’evoluzione personale. Immaginiamo, ad esempio, di dover sostenere un esame; la tensione anticipatoria che sperimentiamo altro non è che un effetto dello stress, funzionale a mobilitare le risorse e le energie necessarie per affrontare al meglio la prova.
Possiamo quindi dire che ogni stimolo, compito o situazione esterna attiva in noi una reazione di stress, che varia da persona a persona.
Questa estrema variabilità dipende da come la persona valuta una certa situazione o stimolo in relazione alla propria capacità di farvi fronte.
“Non è un pericolo, ma piuttosto la minaccia di un pericolo a innescare più spesso la risposta di stress.”
Daniel Goleman
Stress positivo e stress negativo
La valutazione cognitiva influenza l’intensità dello stress e il significato che esso assume per la persona.
Ad esempio, se la persona valuta di riuscire a rispondere adeguatamente allo stimolo e far fronte alle richieste della situazione utilizzando le proprie risorse, lo stress che ne deriva assume un significato positivo (eustress o stress positivo) per la persona.
Diversamente, se la persona valuta di non riuscire a rispondere adeguatamente allo stimolo o non sa non sa se riuscirà a farlo con le risorse di cui dispone, si genera una condizione di tensione che, se persistente nel tempo, può rivelarsi dannosa per la salute e il benessere della persona (distress o stress negativo).
È a quest’ultima accezione che ci riferiamo quando parliamo di stress negativo, ovvero ad uno stato di tensione continua e logorante causato da uno stimolo (un compito, una situazione o una richiesta ambientale) a cui la persona non riesce a far fronte o sente di non riuscire a farlo adeguatamente con le risorse di cui dispone.
Le fasi dello stress
Lo stress si manifesta come uno stato di attivazione generalizzata dell’organismo, nel quale si distinguono 3 fasi:
- una fase di allarme, in cui l’organismo si attiva e mobilita le energie per reagire ad uno stimolo o ad una situazione percepita come stressante. Si assiste così ad un aumento della produzione di ormoni dello stress, tra cui adrenalina e cortisolo, che determinano un innalzamento della frequenza e della pressione cardiaca, a cui segue un aumento della tensione muscolare (grazie al maggior afflusso di sangue ai muscoli) e una diminuzione dell’attività gastro-intestinale;
- una fase di resistenza: se lo stressor persiste l’organismo tenta, pur con notevole sforzo, di resistere – di adattarsi – alla situazione e ripristinare un equilibrio interno, cercando di normalizzare gli indici fisiologici;
- una fase di esaurimento: se la situazione stressante persiste o risulta troppo intensa, si entra in una fase di esaurimento in cui l’organismo non riesce più a difendersi (non riesce più a resistere) e, venendo a mancare la sua naturale capacità di adattamento alla situazione, va incontro a danni e disturbi di tipo fisico, psicologico e comportamentale.
Possiamo quindi immaginare lo stress come un temibile nemico invisibile e silenzioso che giorno dopo giorno logora la nostra mente fino a causare veri e propri disturbi organici. I disturbi organici causati o aggravati da fattori psichici sono detti disturbi psicosomatici e psicosomatica è la scienza che si occupa di studiare gli effetti negativi della psiche sul corpo.
Oggi sappiamo che pensieri ed emozioni negative (preoccupazioni, ansie, paure, senso di disagio psichico, risentimento ecc.) innescano una reazione di stress che attiva il sistema nervoso neurovegetativo (autonomo), nella sua componente ortosimpatica. Questa risposta simpatica determina uno stato di “allarme” e, attraverso l’attivazione del sistema endocrino, neuromuscolare e immunitario, va ad alterare i principali parametri e funzioni fisiologiche. Se lo stress persiste, persiste anche la risposta simpatica e il corpo rimane in una condizione di continua emergenza che può provocare danni agli organi più deboli.
I disturbi psicosomatici possono manifestarsi nell’apparato gastrointestinale (gastrite psicosomatica, colite spastica psicosomatica, ulcera peptica), nell’apparato cardiocircolatorio (tachicardia, aritmie, cardiopatia ischemica, ipertensione essenziale), nell’apparato respiratorio (asma bronchiale, sindrome iperventilatoria), nell’apparato urogenitale (dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce o anorgasmia, enuresi), nel sistema cutaneo (la psoriasi, l’acne, la dermatite psicosomatica, il prurito, l’orticaria, la secchezza della cute e delle mucose, la sudorazione profusa) e nel sistema muscoloscheletrico (cefalea tensiva, mal di testa, crampi muscolari, stanchezza cronica, torcicollo, fibromialgia, artrite, dolori al rachide, cefalea nucale).
Sapevate che…
Circa il 50-80% dei pazienti che ricorrono a un medico generico soffrono di disturbi psicosomatici. Tra i pazienti ospedalizzati per disturbi di competenza internistica si può calcolare vi sia il 30-40% di malati psicosomatici. In dermatologia la percentuale di affezioni psicosomatiche sale all’80%, con tendenza ad aumentare. Nonostante ciò, la maggior parte dei medici, data la formazione ricevuta all’Università, non ha in genere la preparazione necessaria per trattare in modo efficace tali pazienti.
fonte: Günter Ammon, Treccani – Enciclopedia del Novecento (1980)