Quando parliamo di consapevolezza ci riferiamo a uno stato mentale vigile, grazie al quale è possibile osservare lo scorrere dell’esperienza, momento dopo momento, ponendosi come testimoni che osservano la natura di qualunque percezione interna od esterna a se stessi e la lasciano scorrere così com’è, senza respingere o pretendere di modificare alcunché.
Consapevolezza, quindi, traduzione in italiano della parola inglese “mindfulness”, significa prendere coscienza di sé. Immaginando la nostra vita come un viaggio, la consapevolezza è come scendere per un momento dal treno sul quale stiamo viaggiando, presi dai mille impegni e distrazioni della vita quotidiana, per osservare noi stessi e la nostra vita dall’esterno. Uscendo momentaneamente da noi stessi, o come diremmo in psicologia “disidentificandosi dal proprio sé”, possiamo avere uno sguardo più lucido e disincantato, proprio come farebbe un osservatore esterno.
“Non gettare sugli altri la tua responsabilità; è questo che ti mantiene infelice. Assumiti la piena responsabilità. Ricorda sempre: ‘Io sono responsabile della mia vita. Nessun altro è responsabile; pertanto, se sono infelice, devo scrutare nella mia consapevolezza: qualcosa in me non va, ecco perché creo infelicità tutt’intorno a me.'”
Osho
Avere uno sguardo più distaccato su di noi ci permette di non cadere nella trappola del giudizio a cui spesso ci sottoponiamo e questo sguardo non giudicante favorisce la comprensione.
Comprendere se stessi è il primo passo per il cambiamento. Comprendere qualcosa, infatti, non significa esserne semplicemente a conoscenza ma rendersi conto anche delle cause e delle motivazioni profonde entrando in contatto con le implicazioni emotive che tale consapevolezza comporta. Ad esempio, posso sapere che fumare fa male ed è molto dannoso per la mia salute, ma non lo comprendo davvero finché non mi rendo conto che potrebbe portarmi alla morte e non provo davvero paura per questa evenienza.