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Stefano FALCINI

PSICOLOGO e PSICOTERAPEUTA

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Quando il gioco diventa realtà

15/11/2016 by Stefano Falcini Lascia un commento

condizionamento operante

Guardando la televisione, in una noiosa serata invernale, mi sono soffermato su un reality show molto seguito. Mi sono subito venuti in mente gli esperimenti sul condizionamento operante condotti in America dallo psicologo F.B. Skinner a partire dagli anni ’40. In questi esperimenti si mettevano dei topolini all’interno di un labirinto e si cercava di condizionarne il comportamento nella direzione desiderata, attraverso la somministrazione di premi o di punizioni, rappresentati rispettivamente da cibo o da scosse elettriche.

Similmente a quanto accadeva nella situazione sperimentale, anche nel reality esiste un setting predefinito entro cui i soggetti sperimentali si muovono. E come negli esperimenti di laboratorio, manipolando il contesto e somministrando stimoli a forte valenza emotiva è possibile condizionare il comportamento delle persone, spingendole ad agire e reagire in un certo modo piuttosto che in un altro.

Manipolare il comportamento delle persone con il loro consenso

A differenza degli esperimenti coi topolini, però, la partecipazione ad un reality implica il consenso delle persone, la loro volontà di prestarsi, per denaro o per puro desiderio di visibilità, ad essere cavie di questo esperimento sociologico di manipolazione del comportamento.
A coloro che godono nel mostrarsi fanno da contraltare coloro che, come noi, godono nello “spiare” ed entrare nell’intimità altrui, osservandoli mentre vivono emozioni e mostrano fragilità personali.
Tutto ciò si configura come un gioco perverso che funziona nella misura in cui c’è qualcuno che fa e qualcun altro che si lascia fare. Ma la perversione non si limita a questo.

L’illusione della “crescita personale”

Ad essere perverso, e cioè distorto, deviato nel suo significato più autentico, è anche il concetto di “crescita personale”, spesso tirato in ballo dai partecipanti e dai conduttori, che vedono nello stare all’interno del programma televisivo un’opportunità per migliorarsi come persone. Lasciatemi dire che stare all’interno di un reality non ha nulla a che vedere con la crescita personale. La crescita personale è un percorso “personale” ed intimo, un processo di elaborazione per tappe successive, un volersi confrontare coi propri punti deboli e i propri limiti interiori e volerli cambiare via via che emergono nella quotidianità. Tutto ciò lontano dai clamori e dall’esposizione mediatica che rende impossibile qualsiasi naturalezza e impedisce alle persone di essere veramente sincere e oneste anche con se stesse.

Le relazioni che dividono

Un altro aspetto che considero perverso, è relativo alle dinamiche interpersonali che la strutturazione stessa del programma stimola tra i partecipanti. Si incoraggia il denunciarsi reciprocamente, il “fare la spia”, al fine di mettere gli uni contro gli altri e alimentare la divisione tra le persone, facendo passare la denuncia, l’accusa e il giudizio di valore sugli altri come un atto di coraggio e di responsabilità. Un po’ come quando a scuola la maestra, cercando il colpevole di un misfatto, incoraggiava i compagni a fare la spia con la promessa di un premio.
La stessa cosa che sta accadendo anche nella società reale dove le persone sono stimolate, per “senso civico”, in nome del “bene comune” o della “lotta all’evasione”, a denunciarsi tra loro, cercando un colpevole a cui attribuire la responsabilità di ciò che sta accadendo. Fomentando, in tal modo, ulteriori malumori e rabbia e deteriorando i legami di solidarietà tra le persone.

Condizionamenti psicosociali e condizionamento operante

Sembra di assistere, in sintesi a un grande esperimento sociologico, che ci mostra quanto in realtà siamo controllati e quanto possiamo essere manipolabili non solo nella nostra intimità e nel nostro privato, ma anche nelle nostre reazioni emotive e comportamentali.
Le prove generali, insomma, per una futura società del controllo…


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